"chi fa da sé fa per 3"

Questo blog è nato come un blog di controinformazione dopo il sisma del 6 aprile 2009. Ora che i riflettori su L'Aquila si sono spenti e l'unico terremoto che investe la città è quello della crisi generata da questo sistema capitalistico che deve essere rovesciato, esso rimane in vita per dare voce ai senza voce, a coloro che, pur vivendo e lottando in questa città, non trovano spazio nei media, anche se si definiscono "liberi e indipendenti"

martedì 26 gennaio 2010

Calamità padronali

CALAMITA’ PADRONALI

l’Aquila, Messina, Haiti, Cile: “non sono le calamità naturali a uccidere”, confessano i media padronali, “ma la mano dell’uomo”. E con questa approssimazione dovremmo abituarci ad accettare gli orrori del sistema capitalistico come ineluttabili, come facessero parte della natura umana, come se fosse la natura a governare il sistema e non il contrario. Le vittime diventano colpevoli e complici al tempo stesso, da reprimere se si autorganizzano per far fronte in maniera autonoma a eventi disastrosi e delittuosi come queste calamità, che sono sempre meno naturali e sempre più padronali.

E’ una città di cartapesta, che è andata tutta distrutta… Così si sbriciolano i palazzi dei poveri, dove è normale mettere una buona percentuale di sabbia nel cemento per risparmiare…Non sapremo mai quanta gente ha perso la vita in quelle baracche”. Così scrive Repubblica sul terremoto di Haiti. “Lasciatemelo dire, è andata bene. Il mattino del 6 aprile abbiamo pensato che i morti del terremoto potessero essere fra i 1500 e i 2000. Per fortuna invece, nonostante sia sempre doloroso, le vittime sono state 300”. Così parla Berlusconi a proposito del terremoto dell’Aquila, dove è lecito chiedersi il perché di tali aspettative da parte del premier e dei padroni che rappresenta.
Berlusconi sapeva, la protezione civile sapeva, la Regione sapeva, l’Adisu sapeva, anche la procura sapeva e il sindaco dell’Aquila, che presenziò alla riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo insieme a membri della protezione civile nazionale e locale, funzionari della Regione ecc. Quella commissione avrebbe dovuto approntare un immediato piano di evacuazione e mettere in allarme i cittadini invece di rassicurare, per bocca del prefetto, la popolazione che chiedeva sicurezza e denunciare il tecnico Giuliani per procurato allarme.
Ora il tecnico Giuliani è stato assolto, le sue indagini su una correlazione diretta tra accumulo di radon e terremoti ritenute attendibili. I cittadini e i famigliari delle vittime hanno denunciato la Commissione Grandi Rischi per mancato allarme, omicidio colposo plurimo e lesioni gravi.
Le inchieste sui crolli coinvolgono, naturalmente, anche progettisti e costruttori, molti dei quali ormai deceduti e i famigliari delle vittime dovranno accontentarsi di qualche capro espiatorio ancora in vita, perché è un intero sistema politico-affaristico da mettere alla sbarra, un intero sistema economico da processare. E un processo del genere non può avvenire attraverso la giustizia borghese, questa non può processare sé stessa. Le inchieste sul G8 e il business della ricostruzione all’Aquila, hanno soltanto mostrato una piccola crepa di questo sistema, quella “gelatinosa”, come la definiscono gli inquirenti.
Una rete di “rapporti corruttivi stabili” che si dirama tra massimi funzionari dello Stato, da Bertolaso a Balducci, gentiluomo di Sua Santità, a De Santis ecc., politici rampanti, iene “ridens” di ogni sorta, imprese con enormi poteri finanziari e criminali, fino a raggiungere la magistratura, fino alla Corte dei Conti. Un “cartello” degli appalti, una macina di soldi pubblici che conterebbe anche su appoggi all’interno della Guardia di Finanza e dei servizi segreti.
Questo è il vero volto di un sistema capitalistico che in nome del profitto agisce con ogni mezzo, “legale” o “illegale” che sia. Un sistema che mercifica tutto: la vita, la salute, la sicurezza, l’ambiente, la cultura.
Il recente tentativo di conversione della protezione civile italiana in s.p.a. è la normazione, emblematica, di quest’aberrazione. Ora chi ha preso denaro pubblico per costruire opere insicure, chi ha taciuto affinchè crollassero, senza farsi scrupolo delle possibili vittime, gode di promozioni e riconoscimenti e continua a prendere soldi pubblici per ricostruire. Il profitto, il business della ricostruzione è sempre stato il movente della guerra dei padroni. I mass-media parlano ancora di calamità naturali, ma si tratta di “terremoti di classe”, di calamità (alluvioni, terremoti ecc.) che provocano tanti più danni quanto maggiore è la povertà, lo sfruttamento degli uomini e dell’ambiente e la speculazione edilizia. La sicurezza si paga in soldoni, i poveri la pagano con la vita.
Questo è successo ad Haiti, a Messina e all’Aquila, dove chi voleva lasciare la casa dello studente perché fatiscente, non l’ha fatto per non perdere la borsa di studio, dove abbiamo visto gli aiuti trasformarsi in businnes e corruzione sulla pelle di terremotati sempre più poveri, i soccorsi in stato di assedio e di polizia, le tendopoli in lager, l'emergenza in dittatura e profitto per i padroni.
Parlano demagogicamente di sicurezza per scatenare la rabbia dei proletari italiani contro gli immigrati, del progetto C.A.S.E. come un vero miracolo della banda Berlusconi-Bertolaso, del modello “L’Aquila”, della protezione civile italiana come esempio per tutto il mondo.

Ma quale sicurezza? Ma quali miracoli berlusconiani?

Alla casa dello studente mancava un pilastro, mancavano le staffe, il calcestruzzo era di cattiva qualità, le colonne erano intrise di umidità, c’era un piano seminterrato abusivo, sull’ala distrutta gravava il peso di travi e pannelli solari che ne metteva a rischio la stabilità, non c’era una scala di emergenza e quella che c’era non era ben ancorata al resto dell’edificio ed è crollata, le crepe segnalate più volte dai ragazzi venivano ogni anno rattoppate senza alcun controllo di stabilità. Nessun adeguamento al rischio sismico, neanche durante la ristrutturazione, è stato eseguito, nonostante si sapesse che quell’edificio non era a norma, che quell’edificio sarebbe comunque crollato anche senza un terremoto. Il vero miracolo è che quell’edificio abbia retto fino al 6 aprile 2009!
Il progetto C.A.S.E., fiore all’occhiello dei padroni assoluti, dell’auto-premiata ditta Berlusconi & Bertolaso fa già acqua da tutte le parti: ci piove dentro, le tubature col gelo si spaccano e mancano le fogne, i liquami vengono riversati direttamente nei fiumi, fughe di gas e vie di ingresso sbarrate dal fango, bulloni, pensiline e altri componenti metallici spazzati via dal vento. Il vero miracolo è stato far arrivare un’ambulanza alla piastra 9 di Pagliare di Sassa! Il vero miracolo, per i fortunati che risiedono in quelle case, è trovare un tecnico del progetto C.A.S.E. che dalla Lombardia venga all’Aquila per risorvergli un problema!
Il vero miracolo è che il terremoto è avvenuto di notte e prima di pasqua, dopo essersi fatto sentire per 4 mesi, altrimenti avrebbe fatto molte più vittime tra studenti, impiegati e lavoratori pendolari!
Il vero miracolo è spiegare come è possibile che l’ospedale, la prefettura, i centri nevralgici della gestione dell’emergenza in un territorio ad alto rischio sismico siano potuti crollare!
Il vero miracolo sono i lavoratori immigrati che lavorano al progetto C.A.S.E.: sono ancora vivi, nonostante siano costretti a vivere in condizioni disumane, precarie e di supersfruttamento! Sono le lavoratrici che puliscono quelle C.A.S.E., lavorando 11-12 ore di seguito (a volte dalle 7 del mattino fino alle 2 di notte) senza acqua né luce per 5 euro l’ora!
Sono gli sfollati, il 70% dei quali non è stato beneficiato dal progetto C.A.S.E. e vive ora decimato tra gli alberghi (pagati profumatamente con soldi pubblici fino a luglio 2010), abitazioni dentro e fuori regione messe a disposizione da parenti o amici o nelle proprie case inagibili, mettendo a repentaglio la propria sicurezza perché non hanno i soldi per riparare le proprie case o per pagare un affitto. Sono, non dimentichiamolo, gli oltre 16.000 terremotati senza un lavoro, i 4.500 cassaintegrati dell’industria, gli 8.000 precari senza sussidio.
Il vero miracolo sono gli studenti invisibili dell’Università dell’Aquila, che continuano ad essere tali anche dopo il terremoto. “In 20.000 si sono iscritti quest’anno” dichiara il rettore, ma dove sono?
Sarebbe un miracolo spiegarlo, pochi avranno la “fortuna” di alloggiare nella nuova casa dello studente, costruita con soldi pubblici ma di proprietà della curia, come la nuova residenza del vescovo! Gli altri non sanno dove alloggiare, sperduti nei paesini a fare i pendolari o a casa propria i fuori sede.
Il vero miracolo è che questi studenti riescano ancora a studiare con profitto in queste condizioni!
Ma si sa, i miracoli li fa solo Dio e i suoi ministri e il neoministro in pectore Guido Bertolaso ha voluto sostenere i poveri e le donne di questa città, regalandone un altro bel pezzo alla curia per una nobile causa: costruirvi, sempre con denaro pubblico, il nuovo complesso religioso del frati minori con tanto di mensa dei poveri, convento, chiesa e alloggi per madri in difficoltà, tutti ovviamente a gestione ecclesiastica. Ma bisognava pur rimpinguare le povere casse del Vaticano! Altro che laicità, altro che mense popolari e case delle donne o dello studente, altro che beni comuni, altro che sicurezza, altro che miracolo italiano! A noi “comuni mortali”, di comune e di sicuro spetta solo la mortalità e la precarietà.

A padroni, mafiosi e vaticano vanno affari di miliardi del miracolo italiano!

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