"chi fa da sé fa per 3"

Questo blog è nato come un blog di controinformazione dopo il sisma del 6 aprile 2009. Ora che i riflettori su L'Aquila si sono spenti e l'unico terremoto che investe la città è quello della crisi generata da questo sistema capitalistico che deve essere rovesciato, esso rimane in vita per dare voce ai senza voce, a coloro che, pur vivendo e lottando in questa città, non trovano spazio nei media, anche se si definiscono "liberi e indipendenti"

giovedì 30 luglio 2009

La guerra...


La guerra...


l'abbiamo sperimentata all'Aquila e la stiamo ancora sperimentando, quasi come cavie da laboratorio, ancora inconsapevoli di ciò che le attende. Speriamo ancora per poco.
La guerra ha molte facce e un solo mandante, il padrone. A volte questo assume il volto di una catastrofe naturale, poi, subito dopo, si assolve e mentre veste la maschera del nostro "salvatore", fomenta e prepara la guerra tra poveri: dividi et impera, sempre la stessa tattica per confondere il nemico, quella del forte con i deboli e debole con i forti. Il fine è sempre lo stesso: il denaro e il profitto.
Sono i padroni che all'Aquila hanno costruito case insicure ed ignorato il rischio sismico per aumentare i profitti. Lo Stato, le istituzioni e gli enti locali sono loro complici. Il governo e la protezione civile sono corresponsabili della morte, per mancato allarme, di 307 persone. Loro, che gestiscono in maniera dittatoriale l'emergenza e la ricostruzione, hanno ancora dato fiducia, appalti e sub-appalti ai padroni assassini. Il business della ricostruzione è sempre stato il motore della politica di guerra dei governi di destra e di sinistra.
Dopo questa tragedia annunciata, L'Aquila sembrava una città bombardata e i nostri assassini hanno immediatamente inviato qui le loro truppe di occupazione. Con il pretesto di aiutarci hanno militarizzato quasi tutta la provincia, hanno piantato le loro tende, ci hanno deportato sulla costa e disperso tra le tendopoli blindate, spacciandosi per i nostri salvatori, gli "eroi" mandati dagli sciacalli al governo e nelle istituzioni, a difendere la città con la più alta concentrazione di depositi bancari d'Italia da qualche romeno che cercava di recuperare grondaie di rame. Su 30.000 sfollati rimasti all'Aquila c'erano 70.000 divise.
Approfittando dello shock, della nostra oggettiva vulnerabilità, hanno di fatto privato la popolazione della propria autonomia, avviando un processo di abbrutimento e infantilizzazione degli "assistiti" con l'obbiettivo, molto mediatico, di conquistarne l'obbedienza e la fedeltà e ponendo le basi per una guerra tra poveri. Il vergognoso censimento-referendum, in atto in questi giorni, sarà la miccia di questa nuova guerra. Una guerra a colpi di bollini: punti in più per le famiglie numerose, generalmente immigrate; punti in più per i lavoratori, punti in più per gli inquilini proprietari e per le famiglie con vittime del sisma, punti in più per i residenti e cittadini italiani.
Le c.a.s.e. non sono un diritto di tutti, ma un "privilegio" di pochi e tutti si scanneranno per averne un pezzetto. Il vergognoso censimento imposto da Comune e protezione civile per avere diritto a un alloggio provvisorio, ha in realtà il solo vero scopo di nascondere ulteriormente la verità (non ci sono case per tutti) e di ottenere il consenso plebiscitario degli sfollati al piano case.
Un ennesimo atto di propaganda di questo regime di moderno fascismo, che nasconde gli orrori di una società iniqua e irriformabile e nega anche la libertà di pensiero e di espressione. Perché la verità è rivoluzionaria ed è solo con l'autorganizzazione, il rifiuto della delega ed un processo di democrazia diretta che è possibile rovesciare le politiche antipopolari e scongiurare la guerra tra poveri.
Il 10 luglio all'Aquila noi abbiamo osato. Eravamo circa 10.000 persone giunte da tutta italia per manifestare contro il "G8 dei potenti sopra 300 vittime innocenti". "Fuori gli sfruttatori", abbiamo scritto, "L'Aquila libera" abbiamo urlato, ma soprattutto una promessa abbiamo fatto:"una rivolta vi seppellirà".
Il G8 è finito, la lotta degli sfollati deve ancora cominciare. Senza deleghe, autorganizzati, per un movimento di occupazione delle case sfitte agibili come prima soluzione al problema più urgente.

All'Aquila si vive in stato di guerra
padroni assassini ridateci la terra

venerdì 10 luglio 2009

L'Aquila 10 luglio, report dalla manifestazione


Sabato 11 luglio, mentre leggiamo i giornali, si avvicina Nella, una signora che vive in una tenda davanti casa sua. E’ in compagnia di una ragazza che ci guarda con occhi luminosi. Non è difficile leggere nel suo sguardo la tenerezza della gratitudine di chi si è sentito avvolto dal caloroso abbraccio solidale di tante persone venute a manifestare a L’Aquila contro il G8. Nella ci riconosce dalle immagini viste in televisione. Vuole esprimerci la sua commozione nel vedere “tanti giovani, venuti addirittura dalla Sicilia, per manifestare al fianco degli sfollati aquilani” e si scusa, anche per conto di altri aquilani che non hanno partecipato alla manifestazione nazionale del 10 luglio, per l’ostilità mostrata dai rappresentanti dei comitati cittadini che non hanno aderito.
Ci spiega: “avevamo paura, c’erano tutte quelle scritte che dicevano che dovevamo starvi lontani”. “Dov’erano quelle scritte, sui giornali?” le chiediamo. “Anche - ci risponde lei – ma la polizia soprattutto le ha fatte girare”.
L’Aquila 10 luglio, circa 10.00 persone hanno partecipato alla manifestazione contro “il G8 dei potenti sopra 300 vittime innocenti”. Dietro lo striscione di apertura “Voi G8 siete il terremoto, noi tutt@ aquilan@”, c’era una delegazione di vigili del fuoco, accolta al grido di “rispettiamo solo i pompieri” e c’erano gli aquilani contro il G8, dalla rete di soccorso popolare ai sindacati di base. “fuori gli sfruttatori”, “crisi, terremoto, repressione non ci fermeranno”, “Una sola grande opera: ricostruire L’Aquila dal basso”, “assassinati alla casa dello studente. Diritto allo studio inesistente”, “meno f35 più case” recitavano i loro striscioni. Molte donne e giovani combattivi hanno animato il lungo corteo dalla stazione di Paganica alla villa comunale al grido di “L’Aquila libera”, “siamo tutti aquilani” e poi ancora: “liberi tutti”, “ci espropriano, ci sfrattano, ci danno polizia, è questa la loro democrazia”, “al g8 soldi tanti, agli aquilani calci ai denti, ma non siamo mendicanti!”. Molti slogans per ricordare l’assassinio di Carlo Giuliani, contro i licenziamenti della crisi prodotta dai potenti e soprattutto una promessa: “una rivolta vi seppellirà”.
Davanti ai cantieri di Bazzano del progetto C.A.S.E., abbiamo urlato “case sì, ghetti no”. Gli operai di quei cantieri lavorano giorno e notte e non vedono le proprie famiglie da mesi. Già si contano numerosi incidenti su quei cantieri, dove gli operai, soprattutto immigrati, lavorano anche fino a 12 ore al giorno, senza alcun controllo: la protezione civile è il dittatore dell’emergenza e qualcuno, andato a fare reclami all’ispettorato del lavoro, si è sentito rispondere: “lasciate perdere, dovete ringraziare le ditte legate alla moglie di Bertolaso se ora qui vi lasciano lavorare”. Si dice che al DICOMAC l’80% dei lavoratori impiegati durante il G8 dentro la scuola della guardia di finanza, lavorasse a nero. Davanti a quei cantieri abbiamo urlato “fuori, fuori gli sfruttatori” e gli operai si sono fermati e ci hanno salutato da lontano, anche a pugno chiuso. Nessuno di loro poteva raggiungerci da quei cantieri – prigioni a cielo aperto dietro le reti e i cordoni della polizia, ma hanno potuto bloccare i lavori per un po’ mentre il lungo corteo scorreva sotto i loro occhi.
A S’Elia, davanti a una tendopoli, abbiamo invitato gli sfollati a unirsi al corteo, al grido di “L’aquilano non si arrende, tutti fuori dalle tende”. Gli sfollati autonomi da dietro le reti hanno applaudito e dato ristoro come potevano ai partecipanti al corteo.
Nonostante il boicottaggio capillare a questa manifestazione, gli sfollati hanno capito da che parte stanno questi famigerati no-global e ora sanno che non sono soli, che la lotta contro i padroni della terra è una lotta di tutti e che “siamo tutti aquilani”.
I veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno imprigionato un’intera città; i veri guastatori, i veri assassini sono coloro che hanno ignorato il rischio sismico; i veri guastatori, i veri assassini sono gli sciacalli al governo, sono le tutte le istituzioni e i partiti che hanno rilasciato autorizzazioni a costruire senza alcun vincolo di sicurezza, sono gli 8 potenti della terra, che su questa terra, lacerata dalla crisi e dal terremoto, spadroneggiano arroganti.

IL G8 E’ FINITO
LA LOTTA DEGLI SFOLLATI E’ APPENA COMINCIATA

Grazie a tutti i compagni che hanno lottato insieme a noi A tutti loro e a quelli che non sono riusciti a raggiungerci, ostacolati o repressi da questo Stato di polizia, va tutta la nostra solidarietà
rete di soccorso popolare