"chi fa da sé fa per 3"

Questo blog è nato come un blog di controinformazione dopo il sisma del 6 aprile 2009. Ora che i riflettori su L'Aquila si sono spenti e l'unico terremoto che investe la città è quello della crisi generata da questo sistema capitalistico che deve essere rovesciato, esso rimane in vita per dare voce ai senza voce, a coloro che, pur vivendo e lottando in questa città, non trovano spazio nei media, anche se si definiscono "liberi e indipendenti"

lunedì 28 settembre 2009

I rifiuti blindati di piazza d’armi


I rifiuti blindati di piazza d’armi

Una trentina di sfollati di piazza d’armi si sono opposti alla deportazione e sono rimasti nel campo.
Ci sono vecchi, bambini, persone con l’invalidità totale, italiani e stranieri.

La protezione civile gli ha lasciato solo le tende, una lavatrice, un cesso chimico e tanta monnezza.
Da oltre 10 giorni vivono in una vera e propria discarica. Non hanno cucina, né viveri.
Da oltre 10 giorni la Sebach non provvede allo svuotamento e pulizia del cesso.
Dalla protezione civile fanno sapere che ora la gestione del campo è di pertinenza del Comune. Ma il Sindaco non è mai stato lì, a vedere i ratti e i cani che sguazzano nella merda che sta allagando i cessi, la tenda tagliuzzata non si sa da chi, a una giovane donna residente nel campo, le bombole del gas abbandonate e tanti altri rifiuti lasciati dai militari che hanno smantellato la tendopoli.
Io ci sono stata, ho visto e ascoltato. Mi hanno detto che ora quel campo è terra di nessuno, che da quando è andata via la protezione civile è stato abbandonato a sé stesso e non c’è più vigilanza.
Ma la vigilanza io l’ho vista eccome. Da sabato, il giorno dell’assemblea cittadina i
n preparazione della manifestazione del 29, si è concretizzata con digos e polizia, sempre solerti quando annusano nell’aria odor di protesta.
Un ragazzo mi ha raccontato che in quel campo c’era la zona a luci rosse e la zona spaccio. Mi ha detto che la polizia sapeva tutto ma chiudeva entrambi gli occhi, anzi, nei giorni del G8, andava da loro e diceva: “drogatevi, vendetevi, consumate, basta che non facciate casino”.
Nei giorni del G8 quel ragazzo aveva perso la madre e non aveva un paio di pantaloni nuovi per andare al funerale. La polizia entrava nella tenda e lo bloccava per le gambe sul letto. “Non azzardarti ad uscire da questa tenda durante il G8, per una settimana rimarrai qui dentro!”
“drogatevi, vendetevi, consumate, basta che non facciate casino”

Ho dormito lì sabato notte e la mattina dopo volevo scattare qualche foto, per documentare le condizioni bestiali in cui esseri umani sono tenuti da questo Stato da “nobel per la pace”.
La prima foto l’ho scattata ai poliziotti che mi hanno subito bloccata, perquisita la macchina e trattenuta lì per un’ora. “E’ vietato fare foto”, mi hanno detto. “Non si può fotografare questo scempio?” – “chiamate i giornalisti e non immischiatevi” la risposta. E poi: “siete in visita agli ospiti del campo?” – “quali ospiti?, qui i terremotati non sono ospiti, qui è casa loro, questa discarica è casa loro” gli ho detto io (quei poliziotti venivano da Roma) - “qui non ci saranno servizi, ma non gli manca la SSICUREZZA”, ribatte lo sbirro.
L’amico che mi ha ospitato quella notte è venuto da me e loro gli hanno intimato di chiudersi in tenda.
“drogatevi, vendetevi, consumate, basta che non facciate casino”
Il mondo non deve conoscere la verità, la verità è rivoluzionaria…
“drogatevi, vendetevi, consumate, basta che non facciate casino”
Per il 29, quando Silvio verrà a strappare il suo nobel per la pace a Bazzano, tutto deve essere pulito e in ordine, nessuno deve sapere, nessuno deve protestare. I rifiuti e gli sfollati barbonizzati chiusi nella discarica di piazza d’armi.
“drogatevi, vendetevi, consumate, basta che non facciate casino”
Queste foto, la verità che contengono e la solidarietà le dedico ai miei amici di piazza d’armi.
A questo regime fascista e spietato, che vuole cancellare la libertà faccio i miei auguri di rivoluzione.
Chi non ha pietà non merita pietà.

Luigia, per una rete di soccorso popolare


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