"chi fa da sé fa per 3"

Questo blog è nato come un blog di controinformazione dopo il sisma del 6 aprile 2009. Ora che i riflettori su L'Aquila si sono spenti e l'unico terremoto che investe la città è quello della crisi generata da questo sistema capitalistico che deve essere rovesciato, esso rimane in vita per dare voce ai senza voce, a coloro che, pur vivendo e lottando in questa città, non trovano spazio nei media, anche se si definiscono "liberi e indipendenti"

martedì 16 giugno 2009

Il G8 ci riguarda tutti, ma adesso e qui, riguarda soprattutto gli aquilani

Dei quasi 400milioni di euro stanziati per il G8 alla Maddalena, saranno comunque spesi più di 327 milioni di euro per le opere avviate in Sardegna (fonte protezione civile nazionale: www.g8italia2009.it), cui andranno ad aggiungersi 90milioni di euro per garantire la sicurezza al G8 dell'Aquila e i 900mila euro per l'adeguamento dell'aeroporto di Preturo, per un totale secco di € 418.400.000, più della spesa prevista nel 2011 per la ricostruzione in Abruzzo dal decreto 39.

Noi Aquilani abbiamo almeno 5 ragioni per manifestare durante il G8
Sanità, cambiamenti climatici e sicurezza, prevenzione e gestione delle calamità naturali, sviluppo, crisi e governance, questi i temi all'agenda del G8.
Sanità - Al G8 si parlerà di lotta alle pandemie, ma nei campi ci si ammala e all'ospedale non è ancora possibile fare analisi del sangue per lo spostamento, nell'area che prima accoglieva il laboratorio di analisi, dell'ospedale da campo del G8. Il reparto malattie infettive non esiste più e i casi di tubercolosi rilevati in alcuni campi sono stati trasferiti fuori regione. Le altre malattie da tenda (gastroenteriti, bronchiti, polmoniti, asma ecc.) rimangono in tenda e il loro controllo rimane problematico se non si eliminano gli agenti eziologici determinanti e predisponenti (clima, alimentazione, sovraffollamento).
Clima e sicurezza - saranno i poveri a subire le conseguenze più rigide dei cambiamenti climatici prodotti dall'inquinamento e dalla devastazione selvaggia del territorio per il profitto di pochi. Questo sistema economico non è ecosostenibile e i terremotati d'Abruzzo ne sono testimoni: chi ha costruito solo per il profitto ha dato loro case insicure, chi ha provocato i cambiamenti climatici li espone ora ad intemperie insostenibili anche dalla stessa protezione civile.
Prevenzione e gestione delle calamità naturali - sono i fatti a parlare e gli aquilani su questo hanno ancora molto da raccontare, da dire, da urlare
Sviluppo - quale sviluppo senza partecipazione? L'unica partecipazione che ci viene chiesta è quella di tirar fuori i soldi che non abbiamo più, colpendo, con il decreto 39, il sud e le famiglie povere, tagliando il Fas (fondo aree sottoutilizzate), il bonus famiglia, la spesa farmaceutica e le nostre ultime illusioni con nuove lotterie e gratta e vinci. Chi ha ancora un lavoro o un'attività produttiva può sperare nel credito d'imposta o nei mutui agevolati, chi non li ha si vedrà espropriato da Fintecna delle macerie che gli sono rimaste e i residenti confinati nelle baraccopoli. Ma si sa, Bertolaso "trasforma le catastrofi in oro zecchino" (www.avetrana.org), sarà per questo che non le previene?
Crisi e governance - L'Aquila con il terremoto, è diventata il simbolo della crisi e con il post-terremoto la cartina tornasole dei rimedi ad essa, che si annunciano peggiori dei mali che l'hanno causata. I pilastri della nuova economia globale sono letteralmente crepati sopra 306 aquilani, sotto il peso del profitto. Quei tondini lisci, ammucchiati solo da un lato senza collegamento con le staffe, quel cemento sabbioso, che si è sbriciolato sopra le teste di chi non c'è più, non sono frutti del fato, ma di un capitalismo scellerato, che ha messo al primo posto il profitto anziché la sicurezza, la vita umana. Non il terremoto ci ha uccisi, ma l'incuria per il profitto, seminando lutti, precarietà, disoccupazione, miseria. I rimedi a questo male non possono prescindere dalla denuncia e dalla messa in discussione di ciò che lo ha generato, né dalla partecipazione dal basso e dalla libera espressione delle popolazioni colpite. I rimedi a questo male imposti invece dal governo e dai potenti della terra, che dall'8 al 10 luglio convergeranno all'Aquila per il G8, vanno in direzione opposta: ai disagi, alla precarietà, alla mancanza di un futuro delle popolazioni sfollate rispondono con la militarizzazione, la mancanza di diritti, il via libera a nuove speculazioni edilizie, l'utilizzo della solidarietà nazionale e del volontariato come forme di controllo sociale. Assistenzialismo-Carità contro Autogestione-Partecipazione. Il ruolo della protezione civile e del volontariato è vissuto come forma di rapina di reddito e lavoro dalle popolazioni terremotate e l'esclusione dei cervelli e delle braccia aquilane dai progetti per la ricostruzione rafforza l'immagine di una protezione tutt'altro che civile e partecipata. La protezione civile, per la Costituzione italiana, dovrebbe svolgere ruoli di prevenzione e di controllo dell'emergenza, non essere investita di pieni poteri anche nella fase della ricostruzione. E invece sin dal primo governo Berlusconi le competenze della protezione civile, con a capo Bertolaso, sono andate ben oltre i limiti costituzionalmente definiti: dalla gestione delle emergenze all'organizzazione dei "grandi eventi" come il G8, alla ricostruzione e ogni volta i fondi erogati dal Tesoro sono stati spesi senza preventivi, regole e autorizzazioni, reclutando in tutta tranquillità architetti, studi professionali e ditte guarda caso del giro Fininvest.
Contro la crisi globale il governo italiano propone Flessibilità - come quella dei 353 dipendenti della Transcom licenziati e trasferiti col pretesto dell'inagibilità della sede -, Un "nuovo codice per le economie mondiali" - come quello stabilito dal decreto 39, in deroga ai principi per la trasparenza, la democrazia, la salute ambientale -, Sicurezza - come quella degli sfollati alimentati con carne avariata e cibo scaduto, delle case che si sono sbriciolate, del lavoro che abbiamo perso, del silenzio sulle nostre denunce e rivendicazioni prima per le elezioni ora per il G8 -, Aumento delle spese militari, ritorno al nucleare e grandi opere - come i 15 miliardi di euro per l'acquisto dei caccia statunitensi F 35, come i 100 milioni di euro di tassa occulta nella bolletta elettrica per il nucleare, come i 47 miliardi di euro per la TAV, i 6 miliardi di euro per il ponte sullo stretto ecc.-. Oltre a tutto ciò, il governo spende soldi pubblici per mandarci in crociera nei giorni del G8 e poi viene a dirci che non ci sono i soldi per la ricostruzione in Abruzzo!

Ma la mamma di tutte le ragioni...
è la strumentalizzazione del nostro dramma per allontanare da noi la vera solidarietà, è tenerci zitti per dar fiato alla propaganda di un sistema in crisi, che usa la nostra terra come palcoscenico per proclamarsi vincitore, i nostri corpi come ostaggi, i nostri bisogni per ricattarci. Dall'8 al 10 luglio tutti i riflettori del mondo saranno puntati sul G8 all'Aquila. Non possiamo permetterci il lusso di stare zitti, invadiamo la città con la nostra presenza, la nostra rabbia, i nostri bisogni.

Manifestiamo ovunque, ma manifestiamo all'Aquila in occasione del G8!

Noi aquilani, dai campi e dagli alberghi torneremo in città perché riteniamo che la voce della popolazione terremotata debba essere ascoltata e sostenuta da tutti e in occasione dell'appuntamento del G8 salutiamo e accogliamo tutti coloro che dalle altre città vogliono venire a manifestare, a portarci un'autentica solidarietà dal basso e a rafforzare la nostra lotta per la vita, non la nostra passività per la sopravvivenza!

Rete di soccorso popolare

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