Dopo quasi 11 mesi di attese, illusioni, oscuramenti mediatici e strumentalizzazioni pre-elettorali, il 28 febbraio la coscienza dei cittadini aquilani si è risvegliata dal torpore. In migliaia si sono riversati nel centro storico per riconquistare il proprio diritto all’autodeterminazione, la dignità di un popolo ferito a morte non solo dal terremoto, ma dallo sciacallaggio che politici, affaristi, istituzioni e media hanno perpetrato di fatto ben prima del terremoto.
308 persone il 6 aprile hanno perso la vita mentre altri ridevano quella notte.
308 persone hanno perso la vita perché la sicurezza dei cittadini per la Commissione Grandi Rischi e per lo Stato sono “problemi di ordine pubblico”.
308 persone hanno perso la vita per malaffare.
Quel malaffare coperto e favorito per decenni da amministrazioni di destra e di sinistra, da chi, pur sapendo che l’Aquila era ad alto rischio sismico l’ha lasciata in zona sismica 2 per favorire la speculazione edilizia.
E’ questo sistema economico che mercifica tutto: la vita, la salute, la sicurezza, l’ambiente. Ora chi ha preso denaro pubblico per costruire opere insicure, chi ha taciuto affinché crollassero, gode di promozioni e riconoscimenti e continua a prendere soldi pubblici per ricostruire. Il profitto, il business della ricostruzione è sempre stato il movente della guerra dei padroni.
Le inchieste sul G8 e il business della ricostruzione all’Aquila, hanno soltanto mostrato una piccola crepa di questo sistema, un sistema politico-economico-affaristico sempre più lontano dai bisogni dei cittadini e dell’ecosistema che pretende governare.
512..474.000,00 € hanno pagato gli italiani per il vertice più folle, beffardo, inutile e costoso della storia recente e mentre gli amministratori locali “scodinzolavano” dietro a quel vertice, tutte le forze politiche e sindacali confederali lanciavano una campagna dissuasiva verso le mobilitazioni popolari per non disturbare il manovratore.
Ora questi politici devono assumersene le responsabilità. Il macabro teatrino, con gli 8 potenti della terra tra le macerie dell’Aquila non ha rilanciato l’economia della città, ma solo quella di politici e affaristi: lussi, sprechi e facce toste sul palcoscenico del dolore.
2.700 €/m² sono costate le C.A.S.E. per dare alloggio a 1/5 dei cittadini dell’intero comune dell’Aquila; 1.500 €/m² solo per le piastre antisismiche, mentre per la ricostruzione delle case vere neanche 1.000 €/ m² sono previsti e le amministrazioni locali continuano a difendere la logica commissariale della dittatura dell’emergenza, quella della politica dell’arraf-fare.
Nessuna ricostruzione, non una parola di sdegno verso il generale Bertolaso, né rispetto alle indagini in cui è coinvolto, né rispetto all’uso scriteriato e privatistico di denaro pubblico, come quello attuato nelle emergenze e nei cosiddetti grandi eventi.
Le istituzioni hanno dimostrato di non essere dalla parte dei cittadini e noi non ci fidiamo di queste amministrazioni, sempre più attente all’interesse dei privati, dei padroni, dei corrotti e sempre più lontane dalla loro base elettorale.
Il 28 febbraio abbiamo dimostrato che ricostruire dal basso si può, con l’autorganizzazione, con la NOSTRA “politica del fare”, con la partecipazione di tutti.
Organizziamoci per dimostrare, anche il 28 e il 29 marzo, che abbiamo braccia forti per strappare dalle mani di tutti i commissari il nostro futuro:
NIENTE FUTURO - NIENTE VOTO !
NON SIAMO CITTADINI PER UN SOLO GIORNO !
NON SIAMO CITTADINI PER UN SOLO GIORNO !
Organizziamoci per raccogliere e restituire i nostri certificati elettorali, quel che ci serve è lotta e protagonismo dal basso, non recitare da figuranti ad un gioco truccato!
Aquilani per una rete di soccorso popolare
per contatti: sommosprol@gmail.com – 345.7612872
Nessun commento:
Posta un commento